Se passate da Marzabotto vi suggeriamo di fare un salto a Monte Sole. Un luogo dove la natura incontra la storia. Perché qui la storia è passata davvero, purtroppo lasciando cicatrici indelebili.
Se avete voglia, oltre che fermarvi al Poggiolo, col suo bel pratone (teatro di uno dei 25 Aprile più belli d’Italia) potreste anche salire fino a Caprara e da lì prendere un sentiero che vi porta dritto ad un cippo, in mezzo al bosco. Lì una grande stella rossa ricorda la brigata che combatté a Monte Sole: la brigata Stella Rossa. Nel cippo una scritta inneggia al comandante della brigata: Mario Musolesi detto Lupo.
Impossibile scindere il nome del comandante Lupo da quello della sua brigata, tant’è che la denominazione sarebbe appunto Stella Rossa – Lupo (poi Leone). Una figura quindi centrale della Resistenza bolognese, forse anche troppo ingombrante per alcuni, al punto che effettivamente nella memorialistica resistenziale non vi sono particolari tracce della sua storia.
Mario Musolesi fu un partigiano atipico, per così dire, legato profondamente alla sua terra ed alle sue genti (era originario di Monzuno) . Dopo l’8 Settembre 1943 come tanti si ritrovò a scegliere tra adesione alla RSI e lotta partigiana. Un episodio che spiega bene il temperamento del Lupo è rappresentato dalla proposta del (tristemente) famoso Renato Tartarotti, caporione fascista di Bologna, che nell’ottobre del ’43 offrì proprio al Lupo la reggenza del “rinato” fascio di Vado. Musolesi rifiutò con decisione. In realtà aveva già preso parte agli scontri di Porta San Paolo a Roma ed aveva già preso (in cuor suo) la decisione di lottare per la liberazione. Di lì a poco si costituì il primo nucleo della brigata Stella Rossa.
Una brigata legata in maniera indissolubile alla personalità del proprio comandante: determinato, fiero e forte. Altra peculiarità del Lupo era la totale avversione per i commissari politici. Un’avversione che in alcuni casi sfociò in aperta ostilità con commissari politici che furono costretti a tornare al CUMER perché il Lupo non li voleva. Il pragmatismo – da buon montanaro – della guerra non dava spazio a considerazioni ideali, “la politica la faremo dopo, prima bisogna liberarsi dei fascisti”.
LA sua intransigenza rispetto alle scelte strategiche fu anche causa di problemi, si pensi alla frattura tra Musolesi ed il gruppo di “Sugano” Melchiorri, oppure anche alla testardaggine con cui il Lupo decise di rimanere a Monte Sole anche quando sarebbe stato meglio abbandonare la zona per evitare di essere accerchiato dai nazifascisti cosa che poi avvenne.
La storia del Lupo quindi, è legata a doppio filo a Monte Sole e francamente non potrebbe essere altrimenti.