“La comunicazione che mia madre ha presentato domanda di grazia in mio favore, mi umilia profondamente. Non mi associo, quindi, a simile domanda, perché sento che macchierei la mia fede politica, che più d’ogni cosa, della mia stessa vita, mi preme.” (Sandro Pertini, 1933)
Ci sono personaggi che oltrepassano le barriere della politica, delle istituzioni e diventano vere e proprie icone popolari. Sandro Pertini è l’esempio perfetto di icona popolare, un personaggio capace in maniera quasi istintiva di essere non solo “tra la gente” ma “con la gente”. Una connessione umana e sentimentale prima ancora che politica col popolo che ha rappresentato lungo tutta la sua vita politica. Sarebbe meglio parlare di “vite politiche”, perché Pertini ha vissuto appieno il suo secolo nelle alterne vicende della nostra democrazia.
Classe 1896, già nel 1918 lo vediamo iscritto al PSI (giovane avvocato appena laureato) e poi al fronte durante la prima guerra mondiale. Nel 1925 la prima condanna per propaganda antifascista, sarà la prima di una lunga serie che lo porterà poi alla clandestinità, tra Italia e Francia.
Nel 1929 viene arrestato e condannato a 11 anni di reclusione, rifiuterà anche la grazia richiesta da sua madre. Nell’agosto 1943, alla caduta del fascismo, tornerà in libertà e subito si adopererà per organizzare la Resistenza.
La nascita della Repubblica lo vedrà ovviamente tra i protagonisti, prima come padre costituente, poi come deputato, fino all’elezione al Quirinale del 1978. Rimarrà in carica fino al 1985 per poi rimanere senatore fino alla morte avvenuta nel 1990.
Dietro questa scarna biografia (troppo ci sarebbe da scrivere) ci sono i travagli di una vita vissuta intensamente e avventurosamente dalla parte del popolo. Può sembrare retorica, ma Pertini ha sempre concepito il proprio impegno politico come servizio per la collettività. Un uomo che ha avvicinato le istituzioni ai cittadini, senza astruse formulazioni ideologiche ma con gesti di portata straordinaria.
Fin dai tempi della presidenza della Camera ha sempre aperto le porte ai giovani per incontrare numerose delegazioni. Da Presidente della Repubblica impossibile non ricordare le immagini del Presidente festoso sugli spalti di Spagna ’82 o le sue parole di commozione ai funerali delle vittime della strage di Bologna del 1980. Come dimenticare le simpatiche vignette dedicate da Paz al grande “PERT“?
Un Presidente partigiano, per dirla come un titolo di una canzone popolare, ma soprattutto un Presidente di tutti gli italiani che in anni difficili (erano gli anni del terrorismo) ha ricordato a tutti le radici antifasciste della nostra democrazia.