Metti una sera alle Roveri: magari ci sono i Kreator in concerto!

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Cosa fa una comitiva di francesi, polacchi e tedeschi a Bologna? Potrebbero visitare il Sacrario di Marzabotto, o forse Monte Sole, giusto?
Sbagliato.
Vengono a fare una gran baracca.
E’ quello che è successo la sera di mercoledì 17 gennaio presso la Zona Roveri Music Factory, il moderno”santuario”, se vogliamo usare un termine istituzionale, del Metal in zona, è il caso di dirlo.
Il primo concerto dell’anno per la bottega sgangherata dell’Antennista Rokkettaro che, solo per voi! Sia chiaro, mica per il suo diletto, eh: noi si lavora sempre, a tutte le ore, ha fatto lo sforzo (si fa per dire) di partecipare a tutta quella baracca.
Era da tempo che non si riusciva a fare presenza a tali eventi mondani e finalmente, complice un caro amico della bottega, siamo andati a dar man forte alla milizia italica che con ardore ha salutato l’arrivo di Kreator, Dagoba e Vader nella nostra città.

Cocerto Kreator Bologna 18

Parliamoci chiaro: non sono eventi che richiamano folle oceaniche, non parliamo di Metallica o  Guns’n’Roses ma forse sono anche meglio. Lo sapete che l’Antennista sta dalla parte dei più forti e i più forti nella musica sono quelli più bravi. I Kreator sono i padrini del Trash Metal teutonico  da almeno tre decenni, assieme a Sodom e Destruction hanno segnato la storia di questo (infausto e sfortunato) genere.  Hanno insegnato a far bene e a toppare, ma a farlo con classe. Sono tornati nel 2017 col loro granitico album Gods Of Violence che, che  vi piaccia o no, è stato salutato con (giustissimo) entusiasmo.
In un periodo in cui Vince Neal vende il suo tour bus su E – bay per 45 mila dollari sembra doveroso salutare con entusiasmo dischi di un tale livello.
Parliamo di un album che è l’evoluzione naturale di una band che ha fatto, anzi che è la storia di un genere, con intelligenza, passione e duro lavoro ha saputo tenere testa al tempo molto meglio di tanti super famosi, tematiche serie e furia cieca mediata dall’età e dall’esperienza si fondono in questo lavoro con classe innata.

Ed è a questo punto che possiamo parlare di un concerto che, come si dice, ha spaccato.
E’ iniziato prestissimo con la Noblesse Oblige dei francesi (e cazzuti) Dagoba, formazione di (scappa scappa!) Marsiglia: industriali e precisi come un colpo di fucile hanno scaldato l’arena, come se ce ne fosse bisogno, ma non importa! Hanno svolto un lavoro egregio. Trenta minuti di Metallo Industriale da paura.
Il tutto è proseguito con la mortale puzza sulfurea dei Vader. Polacchi peggio dei Behemoth ed esponenti di spicco del Death Metal, ma quello sincero e suonato come dio (quello del Metallo, ovvio) comanda. Stiamo parlando di una delle formazioni più importanti del genere, Senatori a Morte di un mondo oscuro ma che tiene botta, nonostante la perenne condanna all’oblio che periodicamente si tenta verso un genere che ha pochi estimatori, ma buoni (si, come il latte avariato e di cui l’Antennista è lieto di far parte). Hanno dimostrato tutto il loro valore, senza risparmiarsi: nel Metal non esiste il 3×2, sappiatelo.

Shall to Kill: l’imperativo di un live, quello dei teutonici Kreator che è partito a mille con un pezzo epico come Phantom Antichrist, proseguito con Hail to the Hordes e la granitica Enemy of God. 
Suonano ancora veloci come delle bestie feroci, con la passione dei vent’anni nonostante i cinquanta suonati o suonanti, e hanno suonato veloci come il vento, quel vento che ha trascinato generazioni di Trasher in una cavalcata epica verso questo 2018; chi lo avrebbe mai detto. Quando eravamo giovani e senza consapevolezza, quando la vita era tutta un divertimento, quando la vita era solo tanta musica, birra e desiderio puro.

Il tempo passa ma certe cose non passano mai.

Brani nuovi e meno nuovi come Satan is Real o Civilization Collapse, denunce verso una società oscurata dalla violenza e dal terrore, quel “cimitero del totalitarismo” che distrugge e abbatte ogni cosa sul suo cammino.
Il Metal non è solo pogo, birra e borchie: il Metal è anche questo. E’ mettersi sulle spalle i problemi del mondo al di là del politicamente corretto, è parlare del Male senza veli, è cercare una soluzione concreta. Ed è farlo con chitarre distorte, cento lire limate al posto del plettro e testi vomitevoli ma sinceri, con malcelato compiacimento trovare una soluzione, o almeno provarci.
Due ore di Metallo Veloce e Pesante che è corso dietro, è il caso di dirlo, a song come Phobia (sublime!), Gods of Violence  e Hordes of Chaos. Mille Petrozza (calabrese d’origine) e il suo combo va veloce e scappa via dalla morte, lo fa con classe innata e bravura tecnica da vendere: lui è un frontman carismatico e il tempo sembra non sfiorarlo, tiene testa alla platea con un’eleganza davvero invidiabile. Non hanno perso la freschezza e la voglia di suonare.
Ovviamente il finale non poteva che essere dei migliori: Fallen Brother, inno ai caduti del rock, è il caso di dirlo, che in fondo è la marcia funebre del Rock’n’Roll, Betrayer e la cattivissima Pleasure to Kill che tanto piace al nostro Antennista, (uomo delicato come un vampiro serial killer, chi lo ascolta lo sa) ma che ha saputo dare il commiato a tutti noi egregiamente, anzi, molto di più.

L’unica pecca della serata non va ricercata sul palco, o sotto di esso: l’unica pecca è stata la poca affluenza. La pecca sta nell’assenza.

Complice il giorno feriale, la location piccolina, ma è una scusa becera che non tiene, colpa forse della ormai sopraggiunta anzianità dei fruitori del Metal? Ma fatemi il piacere! Non so cosa sia, ma non importa. il Metallo vive proprio di questo: della sua piccola, fedele, dura cerchi di amanti, che non si lascia abbattere dagli spazi, dalle intemperie, dai commenti negativi che inevitabilmente riceva da tutti mamma inclusa e soprattutto di una trasparenza che ci lascia sullo sfondo.
Non ha importanza: il Metal vivacchia, sputacchia, si ammala e  si barcamena tra album brutti, il tempo che passa e il fatto di non essere mai di moda. Nonostante ogni tanto qualche brand lanci outfit metallari per fortuna resistiamo intonsi, intatti e lontani dalle promesse di notorietà, fallaci come i quindici minuti di Warhol e gli undici (infamanti) minuti di Cohelo. In fin dei conti siamo puzzolenti e cazzoni, giusto?
Il tempo passa, ma certe cose non passano mai. Il (non più) nuovo album dei Kreator ne è la prova.
Antennista Rokkettaro lo sa bene.
E non vede l’ora di raccontarvi nuove avventure agli eventi che contano in città.

State pronti, folli e: Non staccate mai l’Antenna!!!!

 

 

 

 

 

 

 

Sono una maledetta scrittrice metalmeccanica col vizio del Rock’n’Roll.
Capofficina per dovere.
Antennista per vocazione.
Amo le cose brutte perché nascondono la vera bellezza e mi costringono a cercarla in ogni anfratto del conosciuto. Curiosamente attratta dal trash, non so farne a meno.
Politicamente scorretta in ogni forma, non so prendermi sul serio per più di cinque minuti perché poi devo andare in bagno.

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