Frequenze Partigiane torna con colpevole ritardo su questi schermi. Il colpevole ritardo è dovuto alla nostra testardaggine, oltre che il frutto della nostra scarsa puntualità. Il fatto è che le nostre storie non ci piace raccontarcele da soli, quindi abbiamo atteso di mettere insieme tutti i pezzi. E stavolta erano tanti!
In realtà infatti la storia di questa settimana avrebbe meritato ancora più tempo perché è una storia importante, non solo per i fatti in sé ma perché ha il merito di rappresentare anche un esempio. Un esempio di come spesso vengono raccontate le storie della Resistenza. Nel bene e nel male.
Perché spesso le nostre storie sono vie tortuose che aprono mille altri vicoli, altri racconti, che andrebbero indagati a fondo…se ne avessimo il tempo!
La storia è quella delle Fosse Ardeatine. Centinaia di persone uccise e l’accusa infamante della rappresaglia, così tanto per far ricadere la colpa sui gappisti romani, autori dell’attentato di Via Rasella. Ora, per smascherare il tutto basterebbe leggersi il comunicato dei nazisti con quel finale “Quest’ordine è già stato eseguito” che lascia spazio a pochi equivoci. Noi stessi lo leggiamo in puntata, perché basterebbe già questo a farsi un’idea.
Eppure nel corso degli anni le campagne revisionistiche si sono susseguite e quindi anche per questo crediamo sia importante continuare a parlare di Fosse Ardeatine, anche perché le interviste per strada ci hanno fatto capire che assieme ad una certa consapevolezza dei fatti che vede i morti delle Fosse Ardeatine come vittime innocenti vi sono ricostruzioni inquietanti o comunque anche tanta ignoranza. Troppa.
Ad ogni modo una cosa è sicura: alcuni dei carnefici delle Fosse Ardeatine in maniera più o meno rocambolesca sono riusciti ad evitare di pagare il proprio debito alla giustizia. Basta dare un occhio alle biografie di Kesserling, Kappler o Priebke… Uno schiaffo che sa di beffa alle oltre 300 vittime e che qualcuno ha anche rivendicato come atto di pietà. La stessa pietà negata alla vittime.
Nel nostro paese può capitare che uno riesca ad evadere in un bel ferragosto chiuso dentro una valigia. Oppure capita che l’autore di una strage con la complicità di alcuni ecclesiastici riesca a scampare all’arresto per oltre 50 anni. In questo nostro disgraziato paese succede quindi che nel 2018 qualcuno non trovi di meglio da fare che pubblicare (con orgoglio?) sul proprio profilo social il selfie con Priebke, magari pensando di raccogliere più consenso in campagna elettorale.
Per tutto questo pensiamo sia stato necessario dare il nostro contributo, attraverso anche al contributo di altri, ringraziamo infatti gli attivisti del centro sociale “La strada” di Roma per averci concesso l’utilizzo del loro bel documentario “Quel 24 Marzo” che inizia proprio con alcune interviste per le strade di Roma, in assonanza con le nostre interviste. Vi suggeriamo di dargli un ascolto. Come anche vi consigliamo di dare un occhio alla pagina del sito del Mausoleo delle Fosse Ardeatine che contiene utili link ed informazioni.