Zen Circus, ed è fuoco in una stanza

Il treno sottopalco non si è ancora fermato, tornano Elena e Valentina a raccontarvi le sonorità live degli Zen Circus.

Dopo aver lasciato il clubbing con Cosmo, attraversiamo sonorità più mature accarezzate da parole che lasciano il segno, abbracciate dalle voci degli Zen Circus. Un gruppo che racchiude in se Punk, Folk, Indie e Alternative, ma sempre votato Rock. Italianissimi e longevi, nascono a Pisa nel 1994. Il primo album autoprodotto uscì quattro anni dopo e fu il primo di una lunga serie. Inizialmente gli Zen Circus scrivevano in inglese ma dal 2009 i loro testi tornano alle origini ed esce il loro sesto album, primo in italiano, intitolato “Andate Tutti Affanculo”.
La formazione attuale è composta da Andrea Appiano (Fondatore insieme a Marcello Bruzzi) , Karim Qqru, Massimiliano “Ufo” Schiavelli e Francesco Pellegrini.
Ma arriviamo a noi, e a quando lo scorso ottobre gli Zen annunciano sui social il ritorno in studio per registrare “Il Fuoco in una Stanza”.

Il battesimo per il nuovo tour è proprio a Bologna.

Questa volta la fermata sa di tabacco, birra, vita vissuta, questa volta la fermata sa di rock.
Ci aspettano loro, gli Zen Circus, nella loro tappa sold out all’Estragon, storico tempio della musica nella Ghiotta.
Quando sul palco ci sono gli Zen, il locale è come un palazzo pieno di stanze e di sorprese da ascoltare ad altissimo volume con le vibrazioni nel cuore. Un palazzo accessibile con un ascensore che ci aspetta e ci porta direttamente dentro le note e riusciamo a scivolare come scivolano le dita di Ufo sul basso.
Il piano è il decimo come i loro album e la stanza è infuocata e riesce subito ad accenderci.

Il concerto si apre con l’intro che fa riecheggiare su luci blu ed azzurre le parole del cielo di Gino Paoli (quello nella stanza). Ma dura solo un attimo, i 4 ragazzoni non si fanno desiderare e la serata inizia ufficialmente con “Catene” le stesse che vanno “Contro Natura” e scatenano “La terza Guerra Mondiale” dove uno sfondo di luci rosse ed intermittenti ci fa percepire il caldo innaturale del riscaldamento globale che ci fa cantare in coro con la consapevolezza di non voler mollare per un mondo migliore!

E’ un concerto da sudare, per la calca, per il significato dei testi che arrivano tutti a raccontarti verità di vita che sanno di bilanci.
Sanno come infuocare il pubblico e come cuocerci a fuoco lento, scegliendo una scaletta che accontenti tutti i gusti. Hanno cantato tutte le canzone che sono diventate, ormai, il loro tratto distintivo nel panorama indie italiano.
Hanno cantato, hanno parlato, hanno scherzato tutta la sera anche quando a metà concerto hanno fatto finta di lasciare il palco per poi tornare più elettrizzati di prima sulle note di “Nati per Subire”, “Viva” ed infine “Caro Luca”.
Ma la parola fine non è arrivata davvero, hanno posato gli strumenti ancora caldi dando appuntamento per una notte di musica al Locomotiv che è continuata fino all’alba, lasciandoci quel momento “zen” che ci porteremo addosso fino al prossimo live.

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Autore
Saki

Sono nata con l’aria di neve e tutto il sistema solare contro.
Diffido da chi abusa dell’aggettivo carino e non parlo con chi lo declina in superlativo.
Ammiro chi si sveglia presto.
Ignoro chi la musica la ascolta tutta e si definisce un po’ pazzo.
Amo gli alberi spogli di gennaio, le foglie secche di ottobre e le giornate interminabili di giugno.
Non so farmi i selfie.
Predico bene e razzolo di merda.
Gatteney e Rock’n’roll.

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