La “Storia” di Ferruccio Parri

Dopo una prolungata sosta forzata – causata anche da motivi di salute – Frequenze Partigiane torna con una puntata nuova di zecca!

Questa settimana e la prossima appuntamento con una figura storica nel senso più ampio del termine: Ferruccio Parri. Una “Storia” con la esse maiuscola per molte ragioni.

Ferruccio Parri a Bologna oltre ad essere una via situata nei pressi del quartiere fieristico è anche un istituto storico. L’Istituto Parri infatti è l’Istituto per la storia e le memorie del Novecento con sede in via Sant’Isaia.

Questo già basta ad intuire l’importanza ed il valore di Parri, che oltre ad essere stato partigiano è stato un politico di alto profilo, arrivando anche a diventare Presidente del Consiglio all’indomani della Seconda Guerra mondiale.

In particolare siamo rimasti colpiti dalla sua coerenza ideologica che lo ha portato ad essere quasi una coscienza critica della neonata repubblica, al di fuori degli opposti blocchi creatisi con la guerra fredda. Un intellettuale di prestigio che si è battuto per mantenere viva la storia della Resistenza, partendo proprio dallo studio della storia. Un impegno che lo ha contraddistinto fino alla sua scomparsa.

Per parlare di Ferruccio Parri non potevamo fare a meno dell’istituto che porta il suo nome, abbiamo quindi invitato a parlare Alberto Preti e Andrea Marchi.

Andrea Marchi è Vicepresidente dell’Istituto Parri mentre Alberto Preti, oltre ad essere docente di Storia Contemporanea all’Università di Bologna, è responsabile della sezione ricerca dell’istituto.

Un grazie a loro per la disponibilità ed a voi che ci ascolterete (martedì alle ore 18 e venerdì alle 16).

Per tutti sono Meso, all’anagrafe Manuel Mesoraca e se preferite anche solo Manuel. Faccio parte della redazione ma prima ancora sono tesserato ANPI, sezione di Marzabotto. Quindi mi occupo di Resistenza, più precisamente di luoghi e storie legati ad essa. Qualcuno diceva che la storia è maestra di vita ma purtroppo fatica ad avere scolari, noi nel nostro piccolo, speriamo di contribuire a mantenere viva la memoria. Non come sterile esercizio di date, nomi e morti ma come qualcosa che ci serva, anche per interpretare meglio questi anni difficili.

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