Ogni quattro anni, dopo aver regalato gioie al popolo dello Stivale, molti sport considerati minori finiscono nel dimenticatoio. Tra i tanti, uno dei casi più noti è senza dubbio quello della pallavolo, disciplina di cui si potrebbe (e dovrebbe) conoscere molto di più, soprattutto nel nostro paese. Sarebbe ingeneroso rimanere indifferenti alle emozioni che Zaytsev e compagni ci hanno regalato. Pertanto, abbiamo realizzato questa intervista a 360 gradi col nostro inviato speciale a Rio per il volley, Giorgio Frisenna.
La passione di Giorgio per il volley è precoce: “mamma e papà mi portavano al palazzetto a vedere ogni tipo di partita, dalla serie b alla nazionale”, ricorda. All’età di 13 anni, dopo qualche anno (inevitabile e poco vincente) di carriera cestistica e calcistica, passa dalla tribuna al campo. L’esperienza acquisita nei palazzetti di tutta la regione in veste di giocatore, gli ha permesso, l’anno scorso, di muovere i primi passi nel mondo degli allenatori.
Introduzione didattica al volley. “La pallavolo è lo sport di squadra per eccellenza: in 162 metri quadrati di campo si affrontano 12 atleti. Fare i solisti è impossibile dato che non si può toccare la palla 2 volte di fila. I tocchi consentiti in ogni azione sono 3 e solo quando avviene un tocco del muro esso non viene considerato tale. Le regole di questo sport sono molteplice e difficili da spiegare. Il fallo che viene fischiato più spesso è senz’altro quello dell’invasione: il tocco della rete da parte di un giocatore”.
I ruoli. Pur essendo presenti in campo 6 giocatori, una formazione titolare è composta da 7 atleti. A fine anni ‘90 fu infatti inserito un nuovo ruolo, quello del libero che, dopo la battuta del centrale, entra a sostituirlo in fase di ricezione. L’atleta in questione deve obbligatoriamente indossare una maglia di colore diverso dal resto della squadra. Gli atri ruoli sono:
Il palleggiatore: è la mente di tutta la squadra, colui che, in ogni azione, deve toccare la palla proveniente dalla ricezione per servire nel migliore dei modi i propri attaccanti.
L’opposto: attacca quasi sempre da zona 2 o zona 1, ossia le zone di campo che il palleggiatore ha alle proprie spalle quando è in procinto di palleggiare. Questo ruolo viene affidato il più delle volte all’attaccante più forte della squadra, quello che deve essere capace di far punto nei momenti decisivi, anche se non sempre è così.
Gli schiacciatori: sono 2. Giocatori in teoria più completi poiché unici a dover sia ricevere che attaccare. Le tipologie di palle che possono essere loro servite sono: la pipe, attacco da seconda linea quasi al centro del campo, e la palla in zona 4, zona situata di fronte al palleggiatore.
I centrali: sono 2. A differenza degli schiacciatori, escono dopo aver battuto e rientrano in campo quando l’altro centrale della squadra è in procinto di effettuare il proprio servizio. Il loro compito è essenzialmente quello di murare ed attaccare palle molto veloci chiamate primi tempi (o palle c, palle 7, palle 2 che sono tutte varianti del primo tempo).
La battaglia di Giorgio.
L’impegno social per i diritti degli sport minori. “La pallavolo per me non è un semplice passatempo. Negli anni è diventata quasi una battaglia. Battaglia di fatto estesa a tutti quegli sport che diventano protagonisti una volta ogni 4 anni, quando va bene. Probabilmente sarà impossibile riuscire nel mio intento in una nazione monopolizzata, sportivamente parlando, dal calcio, ma lo porterò ugualmente avanti per il resto della mia vita”.
Quali sono le ragioni di questo “monopolio” sportivo? “Sinceramente non lo so, non riesco a comprendere come una miriade di sport che non hanno nulla da invidiare al pallone possano essere snobbati così. Il mio pensiero va alla finale di Domenica pomeriggio a Rio: molto bello vedere tanta attenzione mediatica (29,11 % di share), ma chi sarebbe stato disposto, in caso di vittoria, ad andare a fare i caroselli per le strade della propria città? Eppure sarebbe stata un’impresa all’altezza della grande vittoria sulla Francia del 2006”.
Problema culturale? “Vedere uomini,donne,bambini parlare di Zaytsev, Juantorena e Giannelli per strada è già un grande traguardo, ma non ci si può accontentare. Le Olimpiadi arrivano ogni 4 anni e in questa edizione siamo stati fortunati, perché non sempre si raggiunge la finale. Troppo poco per un movimento capace, da vent’anni a questa parte, di portare la propria nazionale sul podio quasi in ogni manifestazione. In una società come quella odierna questo potrebbe essere il problema minore (e forse lo è), ma anche dal saper valorizzare le proprie eccellenze, investire su atleti che si dedicano notte e giorno alla propria attività, dare loro strutture e mezzi adeguati per inseguire i loro sogni si può partire per una rinascita.”
Commento al torneo di volley svoltosi a Rio maschile.
Le sorprese della vigilia. “Quest’anno, già prima che le squadre si sfidassero nell’infuocato campo del Maracanazinho, ci sono state diverse sorprese: la temibilissima Serbia non qualificata e i campioni uscenti della Russia che non convocano, per motivi ancora ignoti, alcuni dei loro giocatori di punta, tra cui un certo Dmitrij Muserskij, autentico protagonista dell’oro vinto dai sovietici nel 2012 (per lui 31 punti di cui 16 solo in un set con una prestazione entrata di diritto nella storia di questo sport)”.
La cronaca del torneo. “Prima fase che ha visto la vittoria di Italia e Argentina nei rispettivi gironi e l’uscita, a sorpresa, dei campioni europei della Francia. Storica la qualificazione alla seconda fase per il Canada”. Deluso dai quarti di finale. “Quasi tutte partite a senso unico: tutti 3-0 a parte il derby sudamericano tra Brasile e Argentina, conclusosi 3-1 per i padroni di casa”, spiega. E le semifinali? “Partite diametralmente opposte: Brasile-Russia è terminata con un perentorio 3-0 per i verdeoro (troppo forti i brasiliani per la nazionale “b” della Russia). Italia-USA è stata, forse, la partita più divertente del torneo: primo set, combattutissimo, a favore degli azzurri che, quando sembrano avere la partita in mano nel secondo, sprecano palloni importanti rimettendo in gara gli americani: 1-1. Terzo set da panico vinto dai ragazzi a stelle e strisce 25-9 (mai un set nella storia di tutte le Olimpiadi era finito ad un punteggio così basso). Sembra tutto finito, quando, sul 22-20 del quarto set, va in battuta l’eroe della spedizione azzurra, Ivan Zaytsev, capace, con le sue battute a più di 100 km/h, di frantumare la ricezione statunitense e condurre la partita al tie break. Ultimo set che l’Italia porta a casa sulle ali dell’entusiasmo: dopo 12 anni d’assenza è finale.
La finale. “Ci avevamo creduto in molti. Il Brasile, questa volta, sembrava alla portata, ma alla fine l’hanno spuntata ancora. Più abituati a vincere quando conta, spinti dalla carica di un popolo che attendeva questa finale da una vita, hanno meritato. I nostri ragazzi si sono pur sempre guadagnati un argento e siamo, ancora una volta, davanti a superpotenze come USA e Russia che, pur notevolmente rimaneggiata, rimane una signora squadra: sul podio olimpico per la sesta volta nelle ultime 7 edizioni dei giochi olimpici. Numeri non da tutti”. E’ una notte d’argento: non siamo arrivati sulla Luna ma abbiamo visto le stelle. Giorgio sceglie questa citazione di Ferdinando “Fefè” De Giorgi, uno dei più grandi giocatori (e ora allenatori) della storia della pallavolo italiana e non solo, per “riassumere l’avventura della nazionale italiana alle Olimpiadi di Rio”.
Infine, una considerazione su questi XXXI giochi olimpici dell’era moderna. “Lo sport è appassionante,emozionante,fortificante,genuino. Lo sport è vita. E quando parliamo di sport parliamo di tutti gli sport, non del calcio,della pallavolo,del basket, del badminton o del ping pong. Non ce lo possiamo ricordare solo per 15 giorni ogni 4 anni”.
Ringraziamo nuovamente Giorgio per la collaborazione. Appuntamento a domani con la “Top 11” del torneo olimpico di volley di Rio 2016 che il nostro esperto ha stilato per noi.