Cara RFA, questo articolo avrei dovuto pubblicarlo lunedì. O al massimo martedì. Tuttavia, ho conosciuto Mario. E non potevo esimermi dal raccontarti la sua storia. Scusa il ritardo.
Mario non ha mai perso la speranza. E nemmeno il vizio del gioco. E’ da inizio anno che gioca strenuo il “due” della sua Fortitudo, ma, finora, ha avuto ragione solo in occasione della gita leopardiana.
Così, con lo scorrere del tempo e degli scivoloni extra-Piazza Azzarita, i bookmaker gli sono divenuti avversi. A maggior ragione in occasione contro Verona, costruita per essere corazzata (ma ancora in cerca di rodaggio), cui coach Boniciolli si presentava ancora una volta incerottatissimo: Italiano rimasto a Bologna, Raucci in tribuna causa febbre, Candi in campo con due ditra fasciate, Flowers e Amoroso (all’esordio in bianco-blù) fisicamente sul parquet, ma con un ginocchio ancora all’Isokinetik. Mario, però, apprezza il brivido, e vuole provarci ancora.
Pronti, via e subito scaligeri sciolti e prolifici. Bianco-blù che riemergono con una tripla di Quaglia (ormai habitué di queste mattonelle) a ribaltare il risultato. Seguono giri omaggio in lunetta: 17-21 ospite alla prima sirena. Mario in piedi sulla poltrona.
Gli Effe-scudati rientrano dalla pausa schifando la realizzazione offensiva, mentre Verona fa quanto basta per ricacciare il muso avanti, sfruttando la panchina lunga e le tante (e buone) frecce a disposizione dell’arco di coach Crespi: 35-29. Mario comprende che qualcosa qui non va: tasto off del telecomando, discesa slalom per le scale, chiave e motore. La ascolterà per radio. Forse.
Via Sant’Isaia, curva in quarta su Piazza Malpighi, passa un pedone, sonora inchiodata: lo speaker annuncia tripla veneta e massimo vantaggio locale sul +10. Clacsonata di sfogo.
Daniel riscrive lo spartita del match “rimando sghembo” su ogni possesso offensivo felsineo. Mario avverte che la musica “sfrequenziata” sta cambiando: rientro degli uomini di Boniciolli fino al 48-45 di fine quarto. In un attimo è stradone.
All’altezza di Casalecchio, Sorrentino piazza un fantascientifico parziale solitario di 6-0: sorpasso Fortitudo sul 55-53 ed entrata in Tangenziale. Verona rimette il piede sull’acceleratore, ma Carraretto la frena con la “bomba” del 61-60. Daniel “vola” sotto i tabelloni, così come la Fiat 600 di Mario sull’asfalto dell’A1, gli scaligeri non reggono più il passo. Si arriva al casello di Imola con il pannello luminoso che recita 60-70. Uscita.
Strombazzata prolungata dalla rampa fino al centro abitato: grazie al colpo esterno della Fortitudo, Mario ha vinto la schedina.
Il giorno seguente, il nostro eroe si sveglia di buon’ora per la solita passeggiata Domenicale. Prima di incamminarsi, controlla la buchetta della posta: ci sono due lettere. La prima è della Snai, annunciante la vincita. La seconda della motorizzazione: multe per eccesso di velocità e disturbo alla quiete pubblica. Rimangono giusto i soldi per pagarsi il pedaggio. E la maglia di Daniel che la sera prima ne ha infilati 31.
Tranquillo Mario, sarà per la prossima trasferta.