Comincia con un doveroso ricordo della Strage del Salvemini (il 6 dicembre ricorrerà il venticinquesimo anniversario) da parte della Fossa dei Leoni, il derby tra Fortitudo Bologna e Ravenna.
Nel pre-partita, come da consuetudine, lo speaker decanta i componenti delle squadre, ma, arrivato al numero 5 ravennate, deve interrompersi causa standing-ovation prolungata (e commovente) tributata dal pubblico felsineo a Matteo Malaventura. Era il 16 giugno del 2010 quando, al Pala Fiera di Forlì, l’ala marchigiana consegnò la promozione alla “Effe” grazie ad un canestro sul fil di sirena. Il salto di categoria non arrivò mai causa vicissitudini societarie, ma gli ultimi due punti bianco-blu di Malaventura sono rimasti scalfiti nella memoria dei tifosi. Bei tempi.
Questioni di campo. Difese a tratti amatoriali propiziano floridità offensiva da ambo le parti: botta e risposta prolungato, finché gli ospiti rompono gli indugi, insaccando un paio di conclusioni da oltre l’arco e preservando il margine di sicurezza fino allo scoccare della prima campanella: 22-17 al 10’.
Nel secondo quarto tecnica e bel gioco diventano utopie extra-parquet. E’ brava la Fortitudo, coadiuvata da demeriti altrui, ad emergere dal pantano. Quaglia recapita in fondo al cesto la parità a quota 25, la “Effe” si rinvigorisce e tenta l’allungo, Ravenna è d’altro avviso e, tramite colpo di reni finale, agguanta la preda felsinea in fuga. Le squadre imboccano il tunnel degli spogliatoi sul 31-31.
Atto terzo in cui gli uomini di Boniciolli recitano il ruolo del protagonista monologante. I locali stringono, stritolano e soffocano le maglie ravennati. I giallo-rossi non comprendono più cosa fare dell’oggetto sferico, Deloach se ne impadronisce scordandosi che la pallacanestro fu concepita come sport di squadra: tutto fa brodo per una Fortitudo che, questa volta si, guidata da un Carretto chirurgico dai 6,75, parte per la tangente non facendo più pervenire notizie di sé all’avversario. Al 30’ il tabellone luminoso recita 53-43.
Ultima frazione giocata per sistemare le formailtà burocratiche: Ravenna funge più da sparring partner che da avversario competitivo. Montano mette il punto esclamativo abbellendo il tabellino, Daniel fa ritorno in campo dopo una rovinosa caduta risalente al terzo quarto che aveva tenuto il Paladozza col fiato sospeso e Sorrentino fende più volte la retroguardia ospite come fosse burro. Morale della favola: 75-60.
Passerella finale. Il pubblico alza i decibel festeggiare la quinta vittoria casalinga stagionale. A fare da contraltare ci sono gli altrettanti rovesci esterni. Boniciolli, ancora alle prese con i dubbi amletici causatigli dalla sua creatura avente sempre più le fattezze del Giano bifronte, guadagna la via della sala stampa con passo più leggero di quello della vigilia. Se non altro.
Prima che il custode spenga le luci, Malaventura è chiamato a gran voce sotto la Fossa che, ancora una volta, lo inonda d’affetto. La gratitudine non ha scadenza, del resto. E non volercene Matteo se alla fine, come in quella magica serata forlivese, “l’abbiamo vinta noi”.
Eternedile Bologna – OraSì Ravenna 75-60
(17-22, 31-31, 53-43)
Bologna: Daniel 20, Quaglia 2, Errera ne, Candi 2, Lucchetta ne, Iannilli 4, Campogrande ne, Montano 16, Sorrentino 17, Raucci, Carraretto 6, Italiano 8. All. Boniciolli
Ravenna: Smith 12, Deloach 17, Malaventura 6, Casini 9, Cicognani, Rivali 2, Raschi 5, Manetti ne, Masciadri 9, Smorto, Seck ne, Salari. All. Martino