“Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità, domandando il rinvio delle elezioni inficiate dalla violenza alla Giunta delle elezioni.” Giacomo Matteotti, 3 Maggio 1924.

Nelle foto che si trovano online il volto di Matteotti appare gentile, una figura distinta, vestita elegante con il farfallino nero ben in mostra. Un’apparenza mite che però nasconde un temperamento intraprendente e appassionato. Le pagine di storia ci raccontano di un politico coerente al servizio delle proprie idee, anche quando queste lo mettevano seriamente a rischio. Basti pensare al discorso del 3 maggio 1924 in cui – in un’aula piena di fascisti e con Mussolini seduto nei banchi del governo – Matteotti compie una disamina puntuale di tutte le malefatte dei fascisti durante le ultime elezioni. In conclusione arriva a chiedere persino di annullare le votazioni. Scatenando le urla dei fascisti. In quel preciso istante, Matteotti firma la sua condanna a morte. Il 10 giugno infatti sarà rapito e assassinato da una banda di fascisti.

Ben prima del celebre ultimo discorso però Matteotti aveva già messo a rischio la propria vita. Durante la prima guerra mondiale sconta il confino per il suo attivo antimilitarismo. E successivamente, intuendo i pericoli del nascente fascismo, si impegna a documentare i crimini degli squadristi. La documentazione dei vari fatti e misfatti è una deformazione professionale frutto dei suoi studi in Giurisprudenza. L’impegno politico è dovuto in parte alle influenze del fratello maggiore che lo avvicina in età giovanile alle idee socialiste. Matteotti infatti viene eletto in parlamento già nel 1919 nelle fila del PSI. Nel 1922 viene espulso e aderirà al PSU (Partito Socialista Unitario).

Pur non avendo combattuto durante la Resistenza Matteotti sarà il nome con cui verranno ribattezzate tutte le brigate di ispirazione socialista, differenziandosi dalle Garibaldi (di ispirazione comunista). La cosa non deve sorprendere perché Matteotti è stato l’antesignano della lotta partigiana. E la sua morte è il primo segno tangibile del carattere autoritario e terribile del fascismo. Lo stesso Mussolini a proposito dell’assassinio del deputato socialista dirà: ” Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto.” (Benito Mussolini, discorso alla Camera, 3 gennaio 1925).

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