Domani è San Valentino e Antennista Rokkettaro vi propone il regalo perfetto se state assieme a una creatura notturna e oscura o se il vostro amore adora i pipistrelli in umido: un bel vinile dei Black Sabbath!
Non è uno scherzo, davvero. Perché il 13 febbraio del 1970 avreste potuto acquistare per il vostro coniuge l’album d’esordio di questo oscuro, è il caso do dirlo, gruppo di Birmingham. Il giorno prima del San Valentino del 1970 i Black Sabbath avrebbero detto la loro sullo stare al mondo e sul (presunto) ruolo del satanismo (fasullo) sul rock’n’roll.
Sarebbe stato il regalo perfetto se il vostro amore si fosse chiamato Maila Nurmi (riparleremo di lei in Bottega, state attenti) oppure fosse un appassionato di rock desideroso di provare emozioni nuove fiammanti.
Infatti questo piccolo capolavoro da Bottega degli orrori segnerà in maniera indelebile l’immaginario di moltissimi musicisti, che affermeranno senza esitazione di essersi ispirati a questo, che tecnicamente si definisce “album seminale” e che in effetti può centrare col fatto di aver rubato braccia all’agricoltura, anzi no, nel caso dei Black Sabbath parliamo di braccia rubate all’industria metallurgica.
Infatti Tony Iommi infatti perse due falangi del medio e dell’anulare destro, che per un mancino che suona la chitarra non è esattamente un toccasana, siccome la destra gli serve a stringere le corde.
Ozzy invece prima di diventare Ozzy Osbourne ha scontato sei settimane nelle galere della regina per furto.
Insomma, un destino apparentemente già scritto, senza fare però i conti con la determinazione e il desiderio di migliorarsi. Perché infatti oggi parliamo di un album che ha cambiato il corso della storia del rock, ci ha regalato quel cult che è Tenacious D, che ha segnato la storia di tante altre band e che ha regalato a MTV il Reality Show “The Osbournes”, a History Channel “Ieri, Ozzy, Domani” e una sfilza di legende metropolitane da non crederci.
L’album d’esordio ha il titolo preso in prestito da un film di Mario Bava, “I tre volti della paura” che in Inghilterra viene tradotto esattamente come Black Sabbath e una copertina che non lascia spazio all’immaginazione: è chiaro che non siamo di fronte al solito album dei Beatles o dei Grteful Dead. Qui siamo più vicini agli americani Coven, che tra l’latro hanno un chitarrista che si chiama Oz Osborne e una canzone dall’omonimo titolo, ma come è chiaro nessuno tra voi se li ricorda solo se 1) siete satanisti 2) collezionate vinili 3)conoscete i Pagan Altar.
Le tracce sono sette, e tra loro ci sono anche tracce note anche tra i non addetti ai lavori in fabbrica o in officina. L’intro della prima traccia che per caso s’intitola proprio Black Sabbath è chiaro: è una notte buia, tempestosa, le campane suonano, il tritono del demonio medievale ci porta dentro un incubo dal sapore antico; Ozzy canta talmente spaventato che ti vien voglia di portargli un the caldo. I semi per un raccolto oscuro ci sono tutti: non manca altro che annaffiare il tutto con chitarre distorte, leggende metropolitane e tanto rock ad alta gradazione.
Il resto sono The Wizard, dal retrogusto blues, Behind the wall of sleep in onore di H.P. Lovecraft, N.I.B. arcinota anche grazie a questo video , Evil woman che parla di una tipa cattivissima, Sleeping village che racconta di un villaggio siculo trapiantato in Inghilterra, Warning e Wicked world che come potete immaginare da soli narra di stregonerie varie.
Questo album ci ha segnato a noi che ascoltiamo questa roba qui. Dave Navarro dei Red Hot Chili Peppers ebbe a dire che loro sono i Beatles del metal. James Hetfield dei Metallica dice che forse adesso loro non sarebbero qui. I Faith No More hanno inserito una cover di War Pigs (traccia contenuta nell’album Paranoid) nel loro album “The Real Thing”. Glenn Danzing, Ophet, Paradise Lost, Megadeth, Pantera, Slayer, Cathedral: insomma un casino di gente che oggi troviamo nei negozi di cd sotto il cartellino metal e dintorni sarebbero altro senza di loro. Qualcuno magari non ci sarebbe nemmeno. Non male per un album d’esordio. Registrato in poche ore, con pochi soldi ma una gran voglia di farsi ascoltare da tutti.
Quarantotto anni fa la storia della musica discendeva una china diversa. Quattro giovanotti provenienti dalle classi operaie e disagiate, quei figli sbiellati degli operai della British Steel senza le falangi delle dita, dislessici, iperattivi, balbuzienti, che suonavano per la prima volta un tono e mezzo più in basso degli altri, per cercare quell’inferno in terra che tanto piacerà alle generazioni a venire entravano di diritto nell’enciclopedia Treccani della musica. Senza farlo apposta, sia chiaro.
Quegli stessi ragazzi oggi sono affermati divi della musica. Mostri sacri. Hanno attraversato il tempo diventando un classico.
Si sono riuniti un’ultima volta e il 4 febbraio 2017 hanno tenuto l’ultimo concerto nella nativa Birmingham.
Domani sarà la festa degli innamorati, potreste decidere di fare un regalo di classe ai vostri compagni: un regalo che è già un classico, magari in vinile, che è tornato di moda e piace moltissimo a tutti.
In ogni caso, se vi capita, ascoltatelo questo classico, perché ne vale davvero la pena, anche se non amate molto la musica di satana, non preoccupatevi! Perché l’unica cosa satanica nei Black Sabbath sono le copertine dei loro dischi e le leggende metropolitane di pipistrelli masticati senza previa cottura, si sa mai che non ci sia il botulino dentro…