A volte ritornano…

Torna Frequenze Partigiane! Oggi alle 18 e venerdì alle 16 torniamo con una puntata speciale, in tutti i sensi.

Infatti torniamo con la puntata dedicata a Mario Anderlini che abbiamo registrato venerdì scorso, in occasione dell’intitolazione del rifugio anti aereo di Bazzano, ad un anno dalla scomparsa.

Non era la prima volta che registravamo una puntata dal rifugio, anzi la puntata per Mario ci ha dato la possibilità di tornare in un luogo che per noi è anche un po’ magico, proprio perché qui registrammo il primo live di Frequenze Partigiane, quasi due anni fa.

Un ritorno che è anche una sfida vinta, almeno per noi. Siamo infatti molto felici che l’amministrazione di Valsamoggia abbia deciso di aprire questo luogo per utilizzarlo a fini culturali e siamo ancora più soddisfatti che nel farlo lo abbia intitolato ad una figura come Mario Anderlini.

Perché Mario Anderlini è stato coerente fino alla fine alla figura di limpido combattente per la libertà. Come detto da Pietro Ospitali – ospite della trasmissione – senza cadere nella retorica da epopea è giusto riconoscere gli innumerevoli meriti di Mario Anderlini, che in maniera esemplare ha affrontato i tempi difficili  in cui ha vissuto. Ed ha continuato anche dopo la guerra a credere nei suoi ideali, impegnandosi anche nel sindacato, come ricordato dalla nipote Alice De Toma, intervenuta anche lei venerdì scorso.

Un ultimo doveroso ringraziamento a Daniel Degli Esposti che ci ha aiutato a capire il contesto della guerra aerea che ha interessato anche la nostra provincia, come testimonia il rifugio che ci ha ospitato nella nostra registrazione.

 

Per tutti sono Meso, all’anagrafe Manuel Mesoraca e se preferite anche solo Manuel. Faccio parte della redazione ma prima ancora sono tesserato ANPI, sezione di Marzabotto. Quindi mi occupo di Resistenza, più precisamente di luoghi e storie legati ad essa. Qualcuno diceva che la storia è maestra di vita ma purtroppo fatica ad avere scolari, noi nel nostro piccolo, speriamo di contribuire a mantenere viva la memoria. Non come sterile esercizio di date, nomi e morti ma come qualcosa che ci serva, anche per interpretare meglio questi anni difficili.

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