“Cosa vuoi fare da grande?”. Quando da piccolo la maestra mi poneva il fatidico quesito, rispondevo sempre a colpo sicuro: l’astronauta. Col tempo, ho imparato che, effettivamente, il futuro è un po’ come andare sulla Luna. Una scommessa. Una selva oscura che, da sempre, spaventa l’uomo.
Alcuni, come De André, hanno bisogno di affrontarlo un po’ ubriachi, lasciando che sia la chitarra a guidarli una volta giunti sul palco. Altri, come Lorca, non vedono già l’ora che si arrivi ai titoli di coda per scrollarsi di dosso l’ansia perenne del “cosa arriverà” e potere analizzare a ritroso il “cosa si è fatto”, ben più confortante. Ci sono quelli che “avrebbero potuto fare”, ma non hanno mai combinato un cazzo e adesso cercano riscatto. Ma anche quelli che hanno già dimostrato tutto e adesso godono di una comoda reputazione di rendita. C’è chi vi si imbatte spensierato, chi timoroso, chi curioso, chi con una giusta dose di incazzatura. C’è chi sotto sotto “ci spera ancora” e chi, invece, non ci crede neanche più. Per alcuni sarà una rivelazione, per alcuni una delusione. Chissà.
Probabilmente, ha ragione chi sostiene sia inutile frasi troppe pippe sul ‘dopo’, essendoci un ‘qui ed ora’ tutto da vivere. Tuttavia, non ho resistito neanche stavolta. Ed ora, vi rifilo sto pippone. Giacché, secondo me, il futuro andrà così. E spero nessuno si offenda.
Dopo un brillante percorso accademico concluso con una tesi su Bauman da 110 e lode, l’unica sostanza “liquida” con cui il sociologo entra in contatto è la Budweiser che ogni sera sorseggia con gli amici al Vanilla per dimenticare la scelta presa cinque anni addietro. Sempre in quel locale. Sempre ubriaco, si suppone.
Il medico vive all’estero. Integrato e strapagato. Col tempo, però, ha perso tutti i Penfriends e le spasimanti cui inviare lettere d’amore. Colpa della calligrafia di merda che il giuramento d’Ippocrate gli ha dato in omaggio.
Anche lo scienziato della comunicazione è emigrato. A Tenerife. Qui ha conosciuto una di Lingue ed è scattata la scintilla. Fanno la spola tra pizzeria e villaggio vacanze per pagarsi l’affitto. Lui sa some arringare le folle, lei sa lo spagnolo. Ci sanno fare coi clienti. E anche coi bambini. Quando arriverà il posto fisso ne avranno uno tutto loro.
La scienziata della formazione, invece, i bambini non li sopporta più da un pezzo. Non vuole figli e, per questo, ogni dongiovanni le capiti a tiro la bidona prima dell’altare. A lei, però, non frega un cazzo perché con tre mesi di vacanza in estate ha tutto il tempo per rifarsi una vita. Forse non i soldi. Ma anche quelli arriveranno, dicono dal MIUR.
La giurisprudente deve ancora dare ‘Diritto costituzionale’ e l’estate la passa chiusa in biblioteca. Dopo tre anni di occhiate, sorrisi e pause caffè congiunte, il tipo di Ingegneria meccanica– che ha ancora ‘Elettrotecnica’ sul groppone- è finalmente riuscito a chiederle un’uscita galante. Da cosa nasce cosa. Ed è probabile che il mutuo si estingua prima del libretto universitario.
Bullizzato per un lustro dai compagni di Facoltà, l’ingegnere gestionale è in cura da una psicologa. A sua volta in cura da un collega per via dei complessi di inferiorità che nutre nei confronti dell’amica psichiatra. Terminata la seduta, paziente e medico si congedano sempre allo stesso modo, ricordandosi che, in fondo, “anche l’Ingegnere informatico è solo un informatico che ci ha creduto di più”.
Superato lo scoglio di Analisi I, l’ingegnere edile e quello ambientale si sono trovati. A tutti gli appelli. Da allora, non si sono più mollati.
Il veterinario– che al primo anno era vegano e viveva con dodici gatti, quattro pappagallini, due tartarughe e un fagiano da compagnia- ha imparato ad odiare gli animali. Pochi mesi fa, ha rinunciato agli studi ed è andato lavorare nella macelleria del padre. I gatti li ha lasciati tutti in dote al coinquilino filosofo che, con le conoscenze acquisite in questi anni universitari, è diventato broker finanziario presso un’agenzia intercontinentale con filiali ad Amsterdam e Medellìn. Le cose stanno andando benone e anche gli esperti in materia confermano: il prodotto è di ottima qualità. E il capitalismo, in fondo, non fa più così schifo.
Vilipeso e deriso da tutto l’Ateneo, lo scienziato politico è riuscito a farsi largo come portaborse nel Parlamento europeo, poi nella Nato, infine nelle stanze dei bottoni della NASA. Al momento, sta partendo per un’importante missione diplomatica su Marte. “Vi sputnik a tutti in un occhio, stronzi”, si sfoga con la base di Houston prima di partire. L’astrofisico, il matematico e l’ingegnere aerospaziale, che vedono il lancio dalla tv di casa, convengono che il mondo è un posto ingiusto. Meno male che l’infermiere ha rubato un po’ di morfina durante il turno in ospedale.
“Cazzo ci fai con Lettere?”, la sfotteva lui, ingegnere dell’automazione, salvo poi rimanere gradualmente folgorato dalla sua cultura. Il rapporto è proficuo. Lui la porta in giro per il mondo, lei gli fa risparmiare le guide del museo. Adesso lui sa che il nome della sua professione si scrive col “gn”, mentre lei- in attesa di una cattedra- si rende utile prestando servizio nella sua azienda. Specializzata nella costruzione di tornelli, da quel che so.
Nel frattempo, è suonata la sveglia dello scienziato politico, che deve dirigersi al Vanilla. Un po’ perché oggi ha il turno serale, un po’ perché con quello di sociologia “riesci sempre a cavarci fuori dei discorsi interessanti”. Per arrivarci piglia il 20, che non sarà lo Sputnik, ma che ha comunque il suo perché. Dietro al bancone incontra i colleghi di una vita: un astrofisico, un matematico e un ingegnere aerospaziale. Che continuano a pensare che il mondo sia un posto di merda. Meglio la luna, senza dubbio.
Quello di Scienze Motorie lo riconosci subito: è l’unico che, prima del calcetto del mercoledì, si mette a fare gli esercizi di stretching. Se è per questo anche il laureto in Economia, ora dirigente di banca, è inconfondibile: a fine partita, anziché la maglia, tutti gli avversari cercano di appioppargli il curriculum vitae. Del resto, non ci sono più i colloqui di lavoro di una volta.
Finita la giornata lavorativa, al Vanilla è arrivata pure la psicologa, recentemente piantata in tronco dal marito. Ingegnere informatico. Seppur con molte difficolta, lei sta cercando di riprendersi dall’urto. Da qualche mese, esce con un amico di vecchia data. Informatico e basta. Per la cronaca, lui le va dietro dai tempi del Liceo, lei lo sa, ma non lo ha mai cagato di striscio. Ciò che non sa è che, attualmente, il marito se la fa con l’amica psichiatra. Ed è bene che rimanga un segreto tra noi. Altrimenti, altro che morfina.
L’antropologo ha fottuto tutti, sfruttando l’ignoranza della gente. Prima si è riciclato come archeologo, poi si è spacciato entomologo. Adesso, già che c’è, sogna un posto da primario di cardiologia. Perché, in fondo, basta che la tua professione finisca in ‘ologo’ e tutti ti prendono sul serio a prescindere. E poi, parliamoci chiaro: chi cazzo lo sa cosa fa veramente un antropologo?
Da bambino, il chimico ripeteva ossessivamente alla mamma che da grande avrebbe voluto “fare le pozioni”. Oggi ha realizzato il suo sogno, prendendo il posto di Tonio Cartonio come protagonista delle Melevisione. Decisamente meglio di quei laboratori di ricerca in cui “ti sfruttano e non ti pagano un cazzo”.
Infine, solidarietà a quello del DAMS, che sta ancora cercando un affitto in via Irnerio, ma che, nel tempo libero, è riuscito comunque a ritagliarsi spazio per la sua passione collaterale: la politica. Al momento, ricopre un importante incarico istituzionale con uno dei partiti di punta del Paese.
Vorrei concludere dicendovi che, nonostante le peripezie, “vissero tutti felici e contenti”. Ma non posso. O meglio, non ne ho le prove. Dovreste chiederlo ai diretti interessati, di sopra citati. Se vi può consolare, sappiate che il sogno di diventare astronauta non l’ho ancora abbandonato. Per questo, sto profondendo grande impegno nei miei studi. Perché non sembra, ma anche Scienze Politiche è difficile.