CLOSE UP è una rubrica settimanale, che prova timidamente a far luce nei dubbi esistenziali che attanagliano lo sprovveduto spettatore, che si pone inerme al cospetto della cassa di una multisala e dei tanti titoli tra cui a volte è impossibile scegliere.
Terry Gilliam è un genio, non solo, per quelli della mia generazione è una pietra angolare, un immenso narratore di storie. Tralasciando i suoi inizi tra le fila dei mitici Monty Python (in una parola: la Comicità), il nostro ha regalato al mondo titoli epocali come Brazil, La leggenda del Re Pescatore, Le avventure del Barone di Munchausen e L’esercito delle 12 scimmie. Da sempre un outsider del cinema più mainstream, capace sempre e comunque di regalarci la sua impronta personale in ogni film che ha diretto, Gilliam torna finalmente al cinema col distopico The Zero Theorem. Ambientato in un futuro dominato da spietate corporazioni, il film è interpretato da Christoph Waltz, Matt Damon e Tilda Swinton. Siete sicuri di voler sapere altro? Ci vediamo in sala.
Ecco un film davvero spaventoso. L’idea che un’entità malvagia possa seguirti, camminando lentamente ed inesorabilmente, pronta a raggiungerti a qualsiasi costo è francamente terrificante, Partendo da questo semplice assunto, che confina con una leggenda urbana, It follows procede lento ed inesorabile come la maledizione che descrive. Fin dall’incipit fulminante il film ti si appiccica addosso, creando un perfetto bilanciamento tra attesa e paura, quel mix particolare che pochi film riescono ad ottenere, riuscendo così nella difficile impresa di rispettare i tempi della tensione. Sembra scontato, ma abbiamo dimenticato quanto sia raro e prezioso che un film ci spaventi, dopotutto la maggior parte delle pellicole horror, ultimamente sono fin troppo contaminate con l’action, oppure fanno leva sulla repulsione. It follows spaventa ed inquieta, abbandonando noi spettatori ad una paura irrazionale e profonda, quel tipo di paura che ci fa tornare bambini, tremanti e bisognosi della mamma. Fidatevi, l’ho già visto ed è una bomba.
Tartarughe Ninja – Fuori dall’ombra è il seguito di un dimenticabile film prodotto da Michael Bay un paio di anni fa. Sarà che tratta di 4 tartarughe ninja, adolescenti e mutanti, che allenate da un topone gigante chiamato Splinter ed aiutate dalle chiappe perfette di Megan Fox, combattono il male, ma il sottoscritto, pur costretto alla visione a causa della figlia, non ha parole di entusiasmo per questo blockbuster preconfezionato e precotto, figlio di una cultura di massa deviata e mutante. Il primo film era mediocre, questo sembra buono per l’ambiente prediletto da Raffaello e soci, le fogne. Lasciate perdere e salvatevi almeno voi che potete.
Finite le uscite “serie” citiamo un manipolo di pellicole inutili, tutte di produzione italiana e tutte destinate ad un’invisibile indifferenza. Press: Storie di false verità racconta i tentativi di successo di un giornalista che inventa notizie false; Sexxx è un documentario assai strambo, a metà tra la danza, il sesso e l’emancipazione della donna; Solo per il week-end è un film che descrive una truffa ad una bisca clandestina, che coinvolge una misteriosa valigetta e un inconsapevole scrittore fallito; Toxic Jungle infine si preoccupa di descrivere le avventure di una band psichedelica irreale, quanto strampalata, i Fratelli Santoro. Tutto chiaro? No, meglio così.
Per questa settimana è tutto, alla prossima e come sempre, buon cinema a tutti.
Per tutti quelli che avessero in mente la scena di un film e volessero scoprirne il titolo, questo è l’indirizzo del mio blog:
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