Close Up è la rubrica che si occupa, timidamente e senza voler insegnare niente a nessuno, di darvi qualche indicazione, per meglio orientarsi nella smisurata pletora di uscite cinematografiche del fine settimana. Cominciamo?
La Comune è il vero titolo da non perdere di questo week-end. Intanto dirige quel geniaccio di Thomas Vinterberg (suoi tra gli altri gli straordinari Festen e Il Sospetto) regista danese assai birichino, che come l’amico Lars Von Trier ha ridefinito un certo tipo di cinema, fondando il celeberrimo Dogma 95 per poi successivamente sconfessarlo. La Comune racconta dell’esperimento-utopia di una coppia di intellettuali, decisi a creare una società perfetta, fatta di confronto e scambio alla pari. Riusciranno i nostri eroi-sognatori a compiere il miracolo e mantenere intatte le non facili premesse di condivisione e supporto reciproco? A giudicare dal trailer saranno chiamati a fare i conti con una realtà ben più umana e fallace. Se volete andare sul sicuro, Vinterberg non tradisce mai. Da vedere senza se e senza ma.
Race – Il colore della vittoria (il sottotitolo italiota e leggermente razzista era davvero necessario?) è un biopic sulla vita di Jesse Owens. Ora, per chi non lo sapesse, i biopic sono pellicole più o meno agiografiche sulla vita di personaggi reali. Di solito si tratta di pellicole piuttosto dimenticabili, a meno che a dirigerli non ci siano autori veri, con una forte idea di cinema, come per esempio nel caso del recente e straordinario Steve Jobs di Danny Boyle. Qui dirige Stephen Hopkins, che in carriera ha alternato Predator 2 e Nightmare 5 a Blown Away e Spiriti nelle tenebre, cioè uno che ha un’idea di cinema sicuramente artigianale, ma un po’ confusa. Race è la storia dei quattro ori conquistati da Jesse Owens alle Olimpiadi del 1936 in Germania (lui nero e in pieno regime nazista, capita l’antifona?), tra dubbi e polemiche, una pellicola che ha le stesse possibilità di essere assolutamente buona, come di risultare un noioso esercizio di stile. Io nel dubbio aspetterò un futuribile passaggio televisivo.
Dannatamente interessante WAX-We Are the X, film italiano dell’esordiente Lorenzo Corvino. Usando lo stile del mockumentary, il giovane regista, si prefigge l’impresa intrigante ma quasi impossibile di descrivere la dannata, vituperata e dimenticata generazione X, per capirci, quella che comprende coloro che sono nati tra la fine degli anni 60 e l’inizio degli anni 80. Il film sembra più che promettente, chi lo ha visto ne ha tessuto lodi e meraviglie, sembra quasi impossibile, eppure dopo Non essere cattivo e lo straordinario Lo chiamavano Jeeg Robot, il cinema italiano sembra davvero essere rinato a nuova pulsante vita. Consigliato.
Se da un lato il cinema italiano si risveglia come un bell’addormentato nel bosco, dall’altro ci pensa Renzo Martinelli col suo Ustica a riportare le cose ad un livello di mediocrità accettabile. Ci risiamo, il regista degli a dir poco controversi Vajont, Carnera, Piazza delle Cinque Lune e di quella cosa parecchio nauseabonda che fu Barbarossa (in pratica uno spottone per la Lega Nord) ha di nuovo messo le mani su di una controversa verità storica, per regalarci la sua non necessaria interpretazione dei fatti. La presunzione è quella, dopo 35 anni, di regalarci la Verità sulla strage di Ustica. Tremo al solo pensiero di vedere cosa tirerà fuori dal suo cilindro il pessimo Martinelli, guardando il trailer però alcune cose mi sembrano lampanti: attori di scarso appeal che recitano come in una puntata della peggior fiction di sempre, duelli aerei in una cgi da accatto che fanno rimpiangere Sharknado e tanto, troppo imperdonabile pressappochismo. In breve, meglio una seduta dal dentista.
Restiamo in Italia con Un Bacio, film di quel Ivan Cotroneo che qualche anno fa stupì tutti con un filmino chiamato La criptonite nella borsa. Qui siamo dalle parti di una storia più canonica: un’amicizia a tre (due ragazzi e una ragazza) di quelle che sembrano essere eterne ed andare oltre il tempo e lo spazio, peccato che l’amicizia non riesca ad andare oltre la stupidità, le dinamiche di gruppo e il giudizio non richiesto di una società sempre più cieca, soprattutto se uno dei due boys è omosessuale… Un Bacio è un film che può sembrare già visto, ma è dedicato ai ragazzi e come tale va giudicato, non in maniera assoluta, ma come un prodotto per adolescenti, che stanno probabilmente vivendo le stesse dinamiche messe in scena dalla pellicola e che in esse si riconosceranno. Speriamo che grazie al film di Cotroneo qualcuno che ora non lo fa, inizi a riflettere, sperare e amare. A suo modo, prezioso, anche se non per tutti.
L’ultima tempesta è l’ennesimo disaster movie tratto da una misconosciuta storia vera: nel 1952 a seguito di una terribile tempesta, una petroliera si spezzò a metà lasciando alla mercè degli elementi un equipaggio di 30 uomini, il film racconta il loro tentativo di sopravvivere e quello della guardia costiera di raggiungerli in tempo. Detta così può sembrare intrigante e non nascondo che soprattutto a noi maschietti le storie che parlano di barche molto grosse piacciono parecchio, eppure anche se il cast è interessante (Casey Affleck, Eric Bana, Chris Pine) il mio senso di ragno pizzica e il dubbio fa capolino nella mia sfacciata voglia di assistere all’ennesima “tempesta perfetta”. Io passo.
13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi è un film di Michael Bay. Potrei non aggiungere altro, nel momento in cui è stato fatto il suo nome infatti, alcuni avranno deciso di vedere il film, mentre altri avranno deciso di evitarlo come l’autostrada il giorno di pasquetta. Io sono dalla parte di quelli dell’autostrada. A parte il fatto che viviamo in un paese malato in cui per una volta che il titolo di un film avrebbe bisogno di una traduzione o di una sacrosanta abbreviazione, si decide di lasciarlo intonso, nella sua titanica lunghezza da scioglilingua, non si può far a meno di notare che Mr. Bay in carriera ci ha regalato parecchia immondizia. Ammorbato dal solito patriottismo spicciolo, sottolineato da elicotteri che volano al tramonto e bandiere a stelle e strisce che garriscono al rallentatore in preda ad una piacevole brezza marina, il cinema di Bay ha un problema di estetica (montaggio frenetico al limite dello schizofrenico) e soprattutto di contenuti. 13 Hours… non fa eccezione e si prepara ad essere l’ennesimo spot per il servizio militare U.S.A. virato in tinte seppia e colori iper saturi. Non siete ancora convinti? Focalizzate allora nella vostra mente la memorabile sequenza di Pearl Arbour (vero film comico incompreso) in cui i giapponesi attaccano le isole alle 5 di mattina. Fatto? Se avete buona memoria ricorderete che Mr. Bay ha deciso di completare quell’inquadratura con un improbabile manipolo di bambini che inspiegabilmente giocano a baseball, felici, all’alba…come se nulla fosse. 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi è tratto da una misconosciuta missione eroica del 2012, penso non serva aggiungere altro.
Concludendo escono anche l’italiano Come saltano i pesci (non sembra male), il cartone per piccini Billy il Koala (se avete figli piccoli vi tocca, lo sapete voi e lo so io), l’interessante ma misconosciuto Love & Mercy (sulla vita di Brian Wilson e dei suoi Beach Boys, il cast è stellare) e l’imbarazzante On air-Storia di un successo (l’inutile storia dello Zoo di 105…).