di Lorenzo Balbo e Luca Vanelli
La vita di buona parte dei migranti rifugiatisi sotto il ponte delle Gianchette gravita attorno ad Eufemia, info e legal-point gestito dai volontari dell’associazione ‘Iris’ in collaborazione con ‘Melting Pot Europa’. Per una settimana abbiamo avuto la possibilità di osservare da vicino il sostegno offerto a chi tenta di superare la frontiera.
La giornata di Eufemia comincia verso le 10:30, quando i volontari alzano le serrande del point. Da questo momento, fino alle 18:30, un flusso costante di persone calpesta il pavimento della piccola stanza di via Tenda 8c, che al suo interno ospita computer, cartine geografiche e fogli con informazioni multilingue sui servizi presenti nel territorio.
Fin da subito si forma una fila di persone che vogliono usufruire di un servizio indispensabile per la loro traversata, ma che a noi può risultare scontato: la ricarica dei cellulari. Con un semplice sistema di targhette numerate i migranti possono lasciare in carica smartphone e powerbank.
Un’altra coda attende invece di potersi prenotare alle postazioni dei computer. I migranti hanno a disposizione turni giornalieri di mezz’ora da impiegare liberamente su internet: c’è chi – con cuffie e microfono – tenta di chiamare amici e parenti, chi naviga su Facebook per svagarsi, chi studia attentamente Google Maps per orientarsi o programmare la prossima tappa del viaggio.
In qualsiasi momento è possibile richiedere generi sanitari come saponette, assorbenti e rasoi. Ogni tre o quattro giorni è prevista una distribuzione di vestiti, copricapi, scarpe e coperte: a gruppi di tre, i migranti vengono assistiti dai volontari per selezionare gli indumenti a loro strettamente necessari. Il magazzino è ben rifornito grazie alle continue donazioni di associazioni e cittadini, sia locali che internazionali. Ciò consente di soddisfare la maggior parte delle richieste.
Una delle proposte che abbiamo particolarmente apprezzato, testimoniata dalla nostra compagna di viaggio Costanza, è la “Giornata delle donne”. Il martedì e il giovedì mattina Eufemia diventa off-limits per tutti gli uomini. Le migranti riescono così a creare un legame più confidenziale con le volontarie, anche attraverso lo svolgimento di attività più femminili: lavoro a maglia, manicure, acconciature. Nonostante le difficoltà linguistiche, si cerca di comunicare con tutte per venire a conoscenza di eventuali abusi o violenze.
Solitamente, è proprio in queste due mattinate che alla frontiera alta di Ventimiglia staziona un pullman che la Gendarmerie provvede a riempire di ragazzi sprovvisti di documenti trovati in territorio francese o su treni provenienti dall’Italia. A fine giornata, il pullman ha una sola destinazione: Taranto. Per questo, gli uomini – rimasti fuori da Eufemia – si dedicano ad attività di monitoraggio in diversi punti della città.
Alla stazione di Ventimiglia si sorvegliano i treni diretti in Francia per controllare che non ci siano violenze da parte delle forze dell’ordine ai danni dei migranti. Talvolta i volontari che presidiano il centro cercano di persuadere i ragazzi a non partire, in modo da non rischiare di essere bloccati e spediti nella punta dello Stivale. La stessa attività viene svolta alla stazione di Mentone, dove due camionette sono sempre pronte ad essere riempite dopo i controlli a tappeto della Gendarmerie sui treni in arrivo dall’Italia. Infine, è importante che chi monitora la frontiera controlli quanto è pieno il pullman: se il bus rimane vuoto, infatti, la polizia è solita proseguire in città la ricerca di migranti irregolari per rispedirli inutilmente in Puglia. Puntualmente, infatti, i respinti trovano il modo di tornare a Ventimiglia in pochi giorni.
Da luglio, i migranti possono richiedere un colloquio con un assistente legale. Gli obiettivi del legal-point sono principalmente due: “cercare di garantire tranquillità nei colloqui, spesso molto provanti” e “dare un’idea di continuità e non precarietà, concetto purtroppo di casa in frontiera”, ci spiega Alessandra. Le attività di supporto legale sono molto variegate. Tuttavia, “la domanda che poniamo come base di partenza è ‘come posso aiutarti?’“. Riassumendo in modo semplicistico le casistiche, le risposte prevalenti sono:
- voglio andare in Francia (ma anche Regno Unito, Germania, Nord Europa: spesso la Francia non è la meta finale, bensì solo una tappa di un viaggio infinito), cosa può succedermi?’
In tal caso, “l’informativa è incentrata sul Trattato di Dublino e le sue regole: impronte, paese di primo approdo, respingimenti, ricongiungimenti familiari”. Inoltre, riguardo la procedura di richiesta asilo, “proviamo a dare indicazioni inerenti i diritti previsti in Italia e in altri paesi europei”, ma anche sui “pericoli legali che si incontrano a spostarsi da una nazione all’altra”.
- voglio fare domanda d’asilo.
Richiesta “non molto frequente, ma in aumento, anche solo rispetto all’anno scorso”. A questa categoria appartengono “coloro che arrivano a Ventimiglia e decidono di fermarsi, facendo domanda per la prima volta”, ma anche migranti “già accolti in altri centri – spesso nel sud Italia – non adeguati a rispondere ai loro bisogni” e che, “pur avendo già inviato la domanda d’asilo, decidono di andarsene”. Tecnicamente, “chi ha già formalizzato la richiesta, perde il diritto di essere ospitato in centri d’accoglienza e, quindi, deve affrontare da solo il lungo iter per il riconoscimento di un qualche status”. Tra i “fogli” incontrati in questi mesi, anche refuses d’entrée “dati a chi viene colto nell’atto di attraversare la frontiera, indipendentemente dalla condizione anagrafica e fisica”.
- ho questo foglio, cos’è?
Spesso, “si tratta di un provvedimento di espulsione, confidenzialmente detto ‘sette giorni’”. Nella maggior parte dei casi, “le persone non ne comprendono la reale portata” (allontanamento dal paese e – in caso di espulsione – impossibilità di farvi rientro per molti anni, così come in tutta l’area Schengen), tanto che alcuni “se ne liberano pensando di risolvere il problema”. In questo contesto, “informiamo della possibilità di fare ricorso entro trenta giorni dalla data del provvedimento: qualcuno accetta, altri non si fidano e rifiutano”.
- come faccio a… rinnovare il permesso di soggiorno se non ho un domicilio? avere un contratto di una casa se non ho un lavoro? andare al pronto soccorso? avere una qualche copertura sanitaria?
“Domande generiche sui diritti – non sui privilegi – che ci fanno comprendere come il nostro sistema contribuisca a creare irregolarità ed emarginazione”.
Materialmente, il legal point consiste in una scrivania con pc, raccoglitore dei ‘casi concreti’ e stampante all’interno di Eufemia. Di base, è aperto nei weekend o “a seconda della disponibilità degli avvocati, tutti volontari”. Grazie al supporto di una rete di operatori (soprattutto soci ASGI), lo svolgimento dei lavori è garantito anche a distanza. Inoltre, “collaboriamo con altre realtà del territorio” in quanto “a differenza dell’estate, quando era possibile una presenza continuativa, ora riusciamo a coprire solo tre giorni a settimana”.
“Forniamo un colloquio orientativo in base alle problematiche, affinché la persona abbia gli strumenti per fare la scelta migliore”, prosegue Alessandra. Spesso, “vediamo le persone solo una volta, quindi non abbiamo tempo per instaurare un rapporto di fiducia o, addirittura, avviare le procedure necessarie”. In quest’ultimo caso, “facciamo da tramite con avvocati, questure o altre organizzazioni in modo da seguire l’iter ed essere comunque un punto di riferimento”.
Importante sottolineare come esistano irregolarità nella gestione dei minori non accompagnati da parte dell’autorità transalpine. “Lo dimostrano le ultime sentenze delle corti francesi: i minori vengono sistematicamente respinti senza nemmeno accertate la loro condizione anagrafica né la loro vulnerabilità”. Spesso, nei pochi documenti rilasciati a fronte del respingimento, “l’età non viene riportata correttamente perché tanto prima o poi diventiamo maggiorenni”. Al momento, “le azioni congiunte tra operatori italo-francesi non hanno prodotto grandi risultati”. I minori non accompagnati sono tantissimi, “un flusso silenzioso, invisibile e diffidente che spesso non prende in considerazione la strada sicura del ricongiungimento familiare in altri paesi europei perché richiede troppi passaggi burocratici”, conclude Alessandra.
La giornata dei volontari non si svolge solo dentro l’Eufemia. Tutti i pomeriggi viene improvvisato un campo da calcio con porte e cinesini nel parcheggio a fianco al ponte. I ragazzi si sfidano in partite cinque contro cinque da 10 minuti: chi vince regna, come da piccoli. E forse questo è uno dei pochi momenti in cui i ragazzi possono sfogarsi e sentirsi ancora bambini.
Quando possibile, volontari e migranti si muniscono di guanti e sacchi per mantenere in ordine il greto del fiume. La situazione igienica rimane pessima, anche perché non tutti si sentono in dovere di pulire, sfruttando chi si impegna a mantenere un certo decoro. Questi momenti di pulizia sono fondamentali per evitare di dormire a diretto contatto con la sporcizia o di ferirsi con detriti appuntiti.
Sotto al fiume c’è spazio anche per l’apprendimento. Da qualche settimana Nina e Faruk, due volontari di Eufemia, hanno avviato un corso base di francese: i ragazzi più in difficoltà hanno così l’occasione di imparare le frasi essenziali per sviluppare una conversazione.
Da poco è stato avviato anche un progetto di assistenza medica grazie all’aiuto di medici volontari, francesi e italiani. Sotto al ponte, viene allestito un gazebo in cui i migranti vengono visitati in maniera riservata e completa. L’obiettivo è evitare la diffusione di scabbia, oltre che curare ferite gravi, causate da viaggi devastanti e torture atroci.
Il vero valore aggiunto che questi volontari provenienti da tutto il mondo offrono ai migranti è un sincero contatto umano. Una stretta di mano, un sorriso, un saluto: semplici gesti che hanno impedito la degenerazione di una situazione già molto difficile. Senza il loro operato, chi è costretto a vivere sotto il ponte delle Gianchette si sarebbe isolato. Di conseguenza, il numero di episodi violenti sarebbe cresciuto. Il loro calore umano è indispensabile perché consente ai migranti di avere ancora fiducia in un mondo altrimenti freddo, che sembra volerli solo respingere.
(Il reportage è pubblicato in collaborazione con la redazione di The Subway Wall – visita il sito)