Di Luca Vanelli e Lorenzo Balbo
Per quanto sia inadeguato equiparare i migranti a semplici numeri, proviamo a raccogliere alcuni dati che ci consentano di quantificare la loro presenza e descrivere i disagi che queste persone sono costrette a vivere ogni giorno.
Durante la nostra presenza, nei primi giorni di febbraio, abbiamo contato indicativamente fra i 200 e i 250 migranti presenti sotto il ponte delle Gianchette. Stando alle stime sommarie forniteci dal sindaco Ioculano, altri 200-250 dovrebbero essere presenti al Campo Roja. Numeri contenuti rispetto ad altri picchi, registrati soprattutto nel periodo estivo: in tutto il 2017, il numero di migranti stanziatisi lungo il Roja, “in condizioni umanitarie indecorose, è stato raramente inferiore a 50 persone, con picchi di 400 tra uomini, donne e bambini”, riporta il rapporto “Fuoricampo” di Medici Senza Frontiere.
Lo stesso rapporto ci informa che “dei 287 adulti intervistati da Msf a Ventimiglia tra il 28 agosto e il 14 settembre 2017, 131 hanno dichiarato di aver provato ad attraversare il confine con la Francia”. Di questi, 90 hanno tentato un numero di volte compreso tra l’1 e il 3, 25 tra le 4 e le 7 volte e ben 8 persone per più di 12 volte. Dati verosimilmente compatibili con le numerose testimonianze che abbiamo raccolto durante la nostra permanenza.
Importante specificare che “il 23,6% di coloro che hanno tentato il passaggio del confine ha dichiarato di aver subito almeno un atto di violenza da parte di uomini in uniforme, italiani o francesi”. I controlli da parte della Gendarmerie sono massicci, soprattutto sui treni diretti in Francia. L’obiettivo è fermare le persone sprovviste di documenti per poi consegnarle alle autorità italiane al confine. Da qui, la destinazione è sempre la stessa: Taranto. Non è dunque un caso che, dello stesso campione intervistato da Msf, più del 17% dei migranti abbia dichiarato di essere stato trasferito nel capoluogo pugliese: nello specifico, 26 persone per una volta, 18 per 2 o 3 volte e 4 tra le 3 e le 5 volte.
Un dato molto interessante è stato fornito da Jean Philippe Nahon, direttore della Paf (Police aux frontieres): in un anno, il numero di passeur fermati alla frontiera franco-italiana “è quasi quintuplicato, passando dai 72 del 2016 ai 349 del 2017”. Questo evidenza come le attività criminali stiano sfruttando i fenomeni migratori e l’incapacità dell’Europa di garantire un passaggio sicuro a queste persone.
I MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI (MSNA)
Discorso a parte meritano i minori stranieri non accompagnati (MSNA), parte della popolazione migrante più indifesa e pericolosamente esposta alla criminalità, cui INTERSOS ha voluto dedicare un intero rapporto. Secondo i dati Caritas raccolti da INTERSOS, “nel mese di agosto sono state registrate 2900 persone, di cui 41,6% tra 15 e 18 anni”. Come ci mostrano questi numeri, la popolazione di MSNA è elevata e presenta “principalmente questi tratti:
– la maggior parte dei MSNA rientra tra i 15-17 anni di età.
– Sono molti pochi i MSNA che restano sul territorio per più di due mesi.
– La maggior parte, se non addirittura la totalità, dei MSNA presenti ha manifestato l’intenzione di voler proseguire il proprio viaggio verso altri paesi EU”.
Inoltre, fra maggio e ottobre 2017, INTERSOS ha attivato una unità medica mobile che ha permesso un monitoraggio delle condizioni di tanti soggetti vulnerabili in transito: “in un quarto dei casi, i minori si sono rivolti ai medici per traumatismi riportati durante il tentativo di attraversamento della frontiera”. Tra questi, figurano “violenze delle forze di polizia in forma diretta (colpi di manganello, calci, schiaffi) o indiretta (cadute durante la fuga)”, testimoniate da 47 pazienti.
A livello fisico, lo stile di vita mantenuto sotto il ponte delle Gianchette non è affatto semplice da sopportare. Le tipologie di malattie e infezioni registrate sono diverse: “su 1480 pazienti visitati, le patologie più rappresentate riguardavano traumatismi (19,66%), affezioni dell’apparato respiratorio (17,16%) e digestivo (13,24%), malattie infettive (12,43%), patologie della cute e del tessuto sottocutaneo (11,41%)”.
UNA FRONTIERA CHE UCCIDE
“Dalla fine del 2016, più di 20 persone sono morte nel tentativo di varcare la frontiera” con Francia, Svizzera o Austria, afferma sempre il rapporto “Fuoricampo” di Msf. Un bilancio apparentemente non paragonabile alle tragedie del Mediterraneo, ma che – preme comunque sottolinearlo – riguarda vite umane perse a causa di un confine che non dovrebbe esistere.
Gli incidenti mortali avvenuti sul suolo ventimigliese sono quindici, tutti con dinamiche molto diverse tra loro. Nel giugno 2017, un 17enne sudanese di nome Alfatehe Ahmed Bachire è annegato mentre si puliva le scarpe nel Roja, lo stesso fiume in cui sette mesi prima aveva perso la vita un altro migrante, il cui corpo non è mai stato ritrovato. Alcuni migranti hanno perso la vita lungo il Passo della Morte, percorso sterrato che collega Grimaldi – frazione di Ventimiglia più prossima al confine – e Mentone: è il caso di due giovani senza nome, ritrovati nel marzo 2016 lungo il sentiero. Anche l’Autostrada ha mietuto vittime: a settembre, un giovane di origini africane è morto “precipitando da un viadotto dell’autostrada A8, mentre tentava di fuggire dalla polizia di frontiera”. Milet Tesfamariam, diciassettenne eritrea, “ha perso la vita lungo la A10, investita da un tir. Pochi giorni dopo, un altro migrante è stato ucciso da una vettura sulla stessa strada”.
(Il reportage è pubblicato in collaborazione con The Subway Wall – visita il sito)
FONTI:
– Il Secolo XIX
– Rapporto Fuori Campo di Medici senza frontiere
– Rapporto 2017 Intersos su MSNA